martedì 19 gennaio 2010

Proviamo a dare un futuro a Venezia
di Roberto D'Agostino

E se ricominciassimo a parlare di politica? Non la «manovra» politica che mira a vincere le elezioni cercando alleati e proponendo programmi accattivanti, ma quell'azione fondata su valori, programmi, progetti, volta a immaginare un futuro migliore per la nostra città e per i suoi abitanti. In queste primarie del centrosinistra c'è una parte consistente di candidati e relativi supporter che di tutto ci si guarda bene dal parlare, preferendo richiami pi immediati e pi sicuri al conformismo di partito o all'immagine del candidato: e si guarda bene dal fare un'analisi di verità sulla situazione della città, delle forze in campo e di quanto si è fatto in questi ultimi anni. Ma per parlare di politica, cosa difficile e che, come dimostra la situazione nazionale, pare rendere poco in termini di consensi, bisognerebbe affrontare con chiarezza alcune questioni. La prima. Vogliamo dire senza reticenze che un ciclo programmatico, nato agli inizi degli anni 90 e che ha potentemente agito sulla città per oltre un decennio, si è esaurito, come è davanti agli occhi di tutti coloro che seguono un poco le vicende cittadine? Se è così, proposte amministrative di modesto profilo e sostanzialmente in continuità con un passato, glorioso ma al suo termine, sono del tutto inadeguate ad affrontare i problemi che si prospettano davanti alla città. Oggi, al contrario, vi è l'assoluta necessità di un programma forte e articolato, che sappia indicare strategie, obiettivi, risorse e modalità di realizzazione. Chi tra i candidati non ha avanzato un simile programma sarebbe davvero meglio che si facesse da parte. E i partiti che, spesso con arroganza pari allo loro mancanza di idee, tentano di sottoporre alle proprie manovre i destini della città, sarebbe meglio che si prendessero una pausa di riflessione e ricominciassero a fare il proprio mestiere che dovrebbe riguardare la società e le sue trasformazioni come dimostrano, tanto per fare un esempio, le drammatiche vicende di Porto Marghera. La seconda. Come è potuta accadere, se non per l'indebolimento fin quasi alla sua scomparsa della politica dalla vita della città, la profonda trasformazione degli assetti di potere che si sono determinati negli ultimi anni e che hanno visto le decisioni sempre pi distanti dai cittadini e sempre pi nelle mani di potentati separati, autocratici e sottratti al controllo democratico? La vicenda di Tessera City è un caso emblematico di come l'interesse pubblico sia stato totalmente subordinato all'interesse di gruppi privati nell'assenza di un segno di consapevolezza (o forse con troppa consapevolezza) da parte della politica. E ci è vero e dimostrabile qualsiasi cosa, con qualsiasi tono divo- ce e da qualsiasi figura carismatica venga detta in contrario (sembra di sentire le argomentazioni di chi dice che il processo breve serve a tutti i cittadini e non a un uomo solo). Per non parlare della totale spoliazione dalle proprie responsabilità a cui l'Amministrazione si è sottomessa nel caso del Lido dove un signore ignoto ai pi a cui è stato dato il titolo di Commissario decide, autocraticamente e senza alcun controllo, dei destini dell'isola, che naturalmente sorridono a chi ha pi potere e pi danaro. E sono solo due esempi. Il rilancio di un programma che dice cosa vogliamo che sia Venezia nei prossimi decenni e ne ridefinisca il ruolo verso i suoi cittadini e nella sua collocazione nazionale e internazionale; la ripresa del controllo democratico sulla città, esercitato da poteri eletti e revocabili, in accordo continuo con tutte le espressioni economiche, culturali e sociali che si muovono nel territorio, sono i due punti cruciali, indeboliti negli ultimi anni e oscurati durante queste primarie, su cui deve essere misurato chi si candida a diventare sindaco di Venezia: per ridare fiato alle speranze e alle aspettative della città e per uscire da un conformismo che tenta di rassicurare con gli stessi uomini, le stesse facce, gli stessi riti, la stessa mediocrità senza futuro.

La Nuova Venezia, 17 gennaio 2010

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