domenica 4 ottobre 2009

Premessa al Programma "Venezia Metropoli Sostenibile"


In questi anni, anche a Venezia, si è assistito a una perdita delle caratteristiche originarie e migliori della politica, il suo essere lo strumento principale di rappresentanza e di governo della polis, del bene comune, e, di conseguenza, si è prodotto un logoramento della partecipazione democratica, un progressivo slittamento delle decisioni di interesse pubblico verso luoghi separati e autocratici, veri e propri centri di potere privi di controllo e di possibilità di revoca, in cui prevalgono gli interessi privati rispetto a quelli della comunità, una situazione che configura ormai anche nella nostra città, come più in generale in tutto il Paese (e, per certi versi, sulla stessa scena globale, planetaria), uno stato di emergenza democratica.


Il nuovo governo della città, appoggiandosi a quanto di meglio è stato fatto in questi anni e consapevole del molto che c’è ancora da fare, dei gravi problemi aperti e della durezza del contesto locale, nazionale e internazionale nel quale ci troviamo, dovrà essere espressione di un programma che delinei una nuova, forte, condivisa idea di città. La proposta che presentiamo intende rispondere a queste necessità, indicando con chiarezza come reperire e come impiegare le risorse materiali, immateriali e le competenze necessarie a questa sfida.


Innanzitutto, però, vogliamo dire che è indispensabile che la città e la comunità ritrovino un vero e proprio city pride, quell’orgoglio cittadino che è proprio delle grandi città del mondo, un sentimento comune, unificante e vitale, capace di spingere verso grandi obiettivi, di crescita non solo economica ma sociale e culturale. Competenze e  talenti, di cui la città è ricca, vanno riportati in primo piano, così come la determinazione a fare, la ricerca, culturalmente orientata, di uno sviluppo improntato alla piena e consapevole sostenibilità ambientale, sociale, economica. E’ uno sforzo che non può non essere comune: bisogna, perciò, ridare la parola ai cittadini mettendoli in grado di conoscere e di decidere.


Il punto di partenza della nostra proposta riguarda il giudizio sul recente passato e sul presente  della città e in particolare sul ciclo programmatico e amministrativo che, dopo aver positivamente trasformato Venezia negli ultimi quindici anni, si va ormai esaurendo.
Esso potrà ancora per molto tempo continuare a produrre azioni positive, ma non è più in grado di interpretare e dare risposte alle nuove sfide che la città si trova davanti. 
Nei primi anni novanta, nel cuore di una crisi da molti ritenuta irreversibile, è stato messo in campo un progetto di rilancio fondato su una nuova idea di città che ha fornito a Venezia gli strumenti necessari per affrontare l’inizio del nuovo millennio.
Questo progetto partiva dalla consapevolezza che Venezia avrebbe dovuto giocare un nuovo ruolo, attivo e non passivo, nel contesto della realtà nazionale e internazionale e a questo scopo doveva attrezzarsi con un nuovo disegno urbano, un nuovo sistema di funzioni produttive e di servizio, nuovi assetti istituzionali, nell’ambito di equilibri socialmente e ambientalmente sostenibili.
In questi quindici anni molto è stato realizzato. Venezia e Mestre sono state radicalmente trasformate. Garantendo la tenuta della compagine sociale e degli equilibri ambientali, le diverse realtà della città hanno ritrovato le motivazioni per restare assieme e considerarsi parte di un’unica grande esperienza urbana e civica, di un’originale vicenda metropolitana. 
E’ con orgoglio e decisione che le forze che hanno governato la cittàpossono rivendicare questi risultati. 
Al tempo stesso, è necessario accettare la realtà dell’esaurirsi di un ciclo e della necessità di mettere in campo nuove idee, nuovi strumenti e rinnovate forme di democrazia per affrontare le nuove sfide.
Da un lato, le potenzialità della città per migliorare le proprie capacità competitive nel mondo globale garantendosi maggiori e migliori opportunità di vita e di lavoro sono state solo in parte sviluppate. 
Dall’altro, diversi e cruciali problemi, dalla domanda di abitazioni a prezzo accessibile, a quelli della mobilità, dell’adeguata e completa diffusione dei servizi alle persone e alle imprese, della creazione di opportunità di lavoro qualificato, della compatibilità con la vita quotidiana della crescente pressione turistica, della conservazione e del miglioramento della qualità dell’ambiente naturale e costruito, sono ancora irrisolti. 


Non siamo all’anno zero, non si naviga nel vuoto, neppure a proposito di tali questioni, ma per affrontarli adeguatamente, pur nella continuità con il meglio prodotto in questi anni, occorre oggi operare una forte innovazione politica e programmatica.
Il PRG, che delinea una strategia degli assetti urbani di lungo respiro e il Piano Strategico, che delinea una visione della città che è stata condivisa da tutti i principali soggetti che in essa operano, rappresentano le basi solide da cui partire.
Tra le politiche e le azioni di carattere socio-economico già comprese nelle linee del Piano Strategico, particolare rilevanza ha il riassetto dei servizi sociali impostato nella prima Giunta Cacciari, poi consolidato senza soluzione di continuità e che pone il Comune di Venezia all’avanguardia dei servizi offerti ai cittadiniavendo sviluppato un sistema di welfare urbano capace di soddisfare bisogni diversificati e tipici di una realtà complessa. Dalle forme di tutela necessarie per i soggetti più deboli alla promozione dell’autonomia e della vita indipendente per tutti, dall’integrazione reciproca tra le diverse componenti (promuovendo la convivenza e la conoscenza: gli anni di questa esperienza sono quelli in cui più forte e per certi versi sconvolgente dei vecchi equilibri è stato il flusso immigratorio) all’impegno strenuo sui fronti più difficili delle nuove marginalità e sul terreno della sicurezza, senza temere di confrontarsi duramente con chi la insidia, coordinando l’azione sociale con il lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura, secondo un modello che ha fatto scuola e che è stato ed è punto di riferimento su scala nazionale ed europea. Questo modello di welfare urbano, inoltre, ha fatto del lavoro sociale un’occasione di occupazione significativa e rilevante, promuovendo la partecipazione al sistema di welfare di migliaia di occupati stimolati a svolgere il proprio compito secondo criteri di qualità (per l’utente e per il lavoratore) e in un avanzato contesto di garanzie, che andranno consolidati.
Tuttavia questi strumenti cardine, per diversi motivi, hanno bisogno di aggiornamenti e modifiche anche profonde, se non altro perché riguardano ciò che è stato elaborato nel passato quando le condizioni della città, per non parlare di quelle internazionali, erano molto diverse: oggi bisogna fare i conti e dare risposte ad un quadro profondamente modificato, anche per effetto di quanto fatto negli ultimi quindici anni.


In questo quadro va affrontata in modo nuovo la questione di Mestre, nel quadro del sistema urbano complesso della terraferma, che diventa strategica per l’intera città. Mestre deve crescere per qualità (ambiente, architettura, forma urbis, funzioni) ma anche in termini di monumentalità e di un sistema di simboli capaci di far fare a tutto l’organismo urbano veneziano un effettivo salto di scala ed assumere anche in termini simbolici una dimensione ed un ruolo metropolitano.

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